Santuari e pellegrinaggi dei ladini e delle genti monchène e cimbre
Erscheinungsdatum: 01.07.2008
ISBN: 978-88-89898-50-5
Seiten: 216
Buch fester Einband (Hardcover)
Sprache: Italiano
Format: 240 x 300 mm
Gewicht: 1400 g
Auflage: 1
Preis: 39,00 Euro
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Per non dimenticare, per ricordare: sono le motivazioni che stanno alla base di questo lavoro; una ricerca che scandisce la fede e la devozione delle minoranze etniche in Trentino Alto Adige e nel vicino Veneto.
Ladini delle quattro valli che ruotano attorno al gruppo del Sella – Val di Fassa, Val Gardena, Val Badia, Fodom-Livinallongo – e le genti mòchene e cimbre: geograficamente così lontane, religiosamente vicine, queste comunità hanno tessuto, nel corso di secoli, una geografia del sacro fatta di strade, sentieri, incontri, scambi. Tutti conducevano ai Santuari. Alcuni di questi collocati all’interno della comunità stessa, altri ai limiti, altri ancora assai lontani, costringendo i fedeli a spostarsi per chilometri, magari giorni, per recarsi lì dove si credeva fosse possibile ricevere una grazia, implorare un’intercessione. Lasciando un pegno oppure – ottenuto ciò che si chiedeva – un ex voto per grazia ricevuta.
Questo andare fu presente fin dagli albori della storia quando ci si recava presso gli antichi luoghi di culto. Poi la cristianizzazione ne ha assorbito l’energia sovrapponendosi; qualche volta creando ex novo un luogo dove si potesse compiere il pellegrinaggio rituale, una delle consuetudini più radicate delle comunità cristiane rurali, strettamente legate ai loro campi, ai boschi, alla caccia e perennemente assillate dal terrore di vedere rovinati dal gelo o dalla calura i raccolti indispensabili alla loro sopravvivenza. Ma ai Santuari ci si recava anche per sposarsi, per conoscere, per tessere relazioni, per riagganciare antiche amicizie.
Molti di questi Santuari sono ora diventati un ricordo. Altri hanno ripreso nuovo vigore e sui sentieri che vi conducono risuona ancora il passo del pellegrino.
Con questo libro si vogliono tracciare le storie dei luoghi di questa geografia sacra, incontrare la preghiera e il viaggio a piedi, solitario o collettivo, dei fedeli delle minoranze etniche a un luogo sacro per compiervi atti di propiziazione. Santuari che sono diventati, come nel caso di Pietralba, àncore affinché l’identità tradizionale etnica non sparisca aumentandone il senso di spaesamento e di disagio esistenziale.
Per secoli le genti ladine, mòchene e cimbre hanno camminato cercando il Divino, rimanendone segnati, portando con sé qualche cosa di più della fama dell’impresa: una commistione complessa, strana anche, di straordinario e di alterità, ricevuta e rimasta impressa nel loro corpo, nella loro anima, nei documenti, nella storia ma anche nelle leggende, proverbi, modi di dire, di fare, di essere.
Scrivere di questi luoghi e della loro gente è forse il tentativo di fermare ciò che lentamente ma inesorabilmente si sta dimenticando, travolti da una concezione del tempo che non coincide più con il Sacro e con la specificità di essere comunità etnica.